Cresce negli Usa la fame di film e serie straniere
Un quarto da gennaio a ottobre; la riprova ai Golden Globe
(di Alessandra Baldini) Cresce negli Usa la fame di film e serie straniere: secondo quanto riportato da Axios, la domanda di produzioni non-statunitensi da parte degli spettatori americani ha registrato un forte balzo in avanti con una quota di domanda totale attribuibile a contenuti esteri salita dal 17,1% dell'intero 2019 al 25,3% nei primi dieci mesi del 2025. Questo significa che, a ottobre 2025, oltre un quarto del consumo di spettacolo degli americani, tra streaming, on demand e visione nelle sale ha riguardato produzioni originate o realizzate fuori dagli Usa. Cartina al tornasole sono state ieri le nomination ai Golden Globe: delle sei candidature per miglior film/dramma tre sono andate a film non a stelle e strisce: Un Semplice Incidente, iraniano ma portato agli Oscar dalla Francia, il brasiliano L'Agente Segreto e il norvegese Sentimental Value. Due su sei (No Other Choice e Nouvelle Vague) sono stati i film internazionali in lizza tra le commedie/musical e altri tre i lungometraggi animati - Arco, Demon Slayer e Little Amelie or The Character of Rain - mentre tra le candidature alla regia e alla sceneggiatura due sono andate rispettivamente all'iraniano Jafar Panahi e al norvegese Joachim Trier. Nomination extra-Usa anche per attori non hollywodiani (Wagner Moura per The Secret Agent; Lee Byung-Hun per No Other Choice; Renate Reinsve e Inga Ibsdotter Lilleaas per Sentimental Value) e, tra le colonne sonore, per il film in spagnolo Sirāt. L'aumento è coerente con una più ampia transizione culturale e di consumo che ha visto quest'anno il mercato globale dell'intrattenimento visivo in crescita a ritmi sostenuti. Molti spettatori statunitensi stanno esplorando produzioni internazionali probabilmente attratti da nuove narrazioni, diversità linguistica e da contenuti che offrono una prospettiva diversa rispetto a quella tradizionale di Hollywood. Netflix su questo fronte ha fatto da apripista con la normalizzazione dell'uso dei sottotitoli e l'importazione di serie come Squid Game, La Casa di Carta e Chiami Il Mio Agente. La tendenza non nasce nel vuoto: da tempo tutti i grandi streamer hanno spostato parte delle produzioni all'estero per ragioni economiche, creative e politiche, aprendo hub stabilmente fuori dagli Stati Uniti. Come ha fatto Hbo, che un tempo produceva quasi esclusivamente a New York, Los Angeles e Vancouver, e che il 13 gennaio debutterà in Italia puntando su contenuti originali. Per Netflix uno dei casi rivelatori di come sia cambiato il rapporto tra pubblico Usa e produzioni estere è Emily in Paris, produzione americana ma radicata nell'immaginario culturale europeo e interamente girata in Francia e Italia. Il boom internazionale non è visto da tutti con favore. In maggio Donald J. Trump ha annunciato l'intenzione di imporre dazi del 100% sulle produzioni all'estero che entrano nel mercato statunitense. Non se ne è ancora fatto di niente, ma la mossa ha generato preoccupazione a Hollywood.
A.Weber--NZN
